Azienda Ospedaliera di Perugia

Obesità, diabete e rischio cardiovascolare

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Il dottor Giuseppe Murdolo racconta il recente lavoro pubblicato su International Journal of Molecular Sciences

 


E’ stato pubblicato nel mese di novembre sulla rivista mondiale International Journal of Molecular Sciences lo studio dal titolo “Accumulation of 4-Hydroxynonenal Characterizes Diabetic Fat and Modulates Adipogenic Differentiation of Adipose Precursor Cells” sulla disfunzione dell’organo adiposo nei pazienti obesi con diabete mellito di tipo 2.

Titolo dello studio “Accumulation of 4-Hydroxynonenal Characterizes Diabetic Fat and Modulates Adipogenic Differentiation of Adipose Precursor Cells” – (Il tessuto adiposo “diabetico” caratterizzato per l’accumulo di 4-idrossi-nonenale, una molecola lipidica ossidata (o lipokina) che altera la differenziazione delle cellule staminali adipose)

Il lavoro è stato svolto dall’equipe multidisciplinare coordinata dal dottor Giuseppe Murdolo, con la collaborazione delle dottoresse Cristina Tortoioli e Cristiana Vermigli, della struttura complessa di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, dell’Ospedale di Perugia, diretta dal prof. Efisio Puxeddu insieme alla prof.ssa Desirèe Bartolini e alla dr.ssa Marta Piroddi del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Perugia coordinato dal prof. Francesco Galli.

Lo studio è stato realizzato in parte grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugial

“Il nostro gruppo di ricerca ha da tempo messo a punto delle metodiche in grado di valutare la dis-funzione dell’organo adiposo – spiega Giuseppe Murdolo, medico endocrinologo dell’Azienda Ospedaliera di Perugia che ha coordinato il gruppo di lavoro -  Alla base del nesso patogenetico che lega l’adiposità con la comparsa di diabete mellito (“diabesità”), un ruolo di primo piano è svolto dalla “disfunzione del tessuto adiposo”, oggi considerato come un vero e proprio “organo” che, oltre a mostrare funzioni endocrine, presenta anche un ricco patrimonio di cellule staminali “multipotenti”. Tali cellule sono implicate nella regolazione del controllo glicemico essendo in grado di differenziarsi, quando “funzionali”, in nuove cellule adipocitarie, specializzate nello stoccaggio di lipidi e nella secrezione di differenti ormoni (es. adipokine o lipokine). L’immagazzinamento di lipidi negli adipociti maturi rappresenta un importante requisito per prevenire il fenomeno della “lipotossicità” che, in ultima analisi, contribuisce sia alla genesi dell’insulino-resistenza che al processo di aterosclerosi.”

“Il nostro studio – continua Murdolo - ha dimostrato come il tessuto adiposo addominale di pazienti obesi con diabete mellito tipo 2 sia caratterizzato dall’accumulo di prodotti derivati dall’ossidazione degli acidi grassi poli-insaturi, in particolare il 4-idrossi-nonenale (4-HNE). Analizzando campioni di tessuto adiposo addominale prelevato dalla regione sottocutanea, abbiamo dimostrato come le cellule adipose dei pazienti obesi diabetici presentassero un netto incremento dei livelli di 4-HNE, se paragonate agli adipociti di soggetti non diabetici e non obesi. Lo “stress ossidativo” indotto dal 4-HNE induce alterazioni di tipo quantitativo e qualitativo del pool di cellule staminali adipose, bloccando il differenziamento in adipociti maturi attraverso l’attivazione di specifici segnali molecolari. La possibilità di modulare con i nuovi farmaci anti-diabetici (es. agonisti e co-agonisti del recettore del GLP-1 e del GIP) il grado di stress ossidativo nel tessuto adiposo e nelle cellule staminali adipose rappresenta un importante risvolto clinico di tale ricerca, che apre nuove prospettive per la cura e la prevenzione della cosiddetta “diabesità” in ambito cardio-metabolico”.

Dottor Murdolo, quali sono i potenziali risvolti clinici di tale scoperta?

"Oggi considerare l’obesità una condizione o una colpa individuale, fa parte di quello che è definito “stigma” che la persona con obesità costantemente subisce. Lo stigma sull’obesità, ovvero la disapprovazione sociale, è una delle cause, che, attraverso stereotipi, linguaggi e immagini inadatte, finiscono per ritrarre l’obesità in modo impreciso e negativo. Se da un lato il soggetto obeso (allo stesso modo di un soggetto con ipertensione arteriosa sistemica) “non guarisce” dalla condizione di adiposità, è possibile intervenire sulla dis-regolazione dell’organo adiposo rendendo nuovamente funzionale un organo adiposo ossidato o “scompensato”. Grazie ai nuovi farmaci anti-diabetici e all’applicazione clinica dello studio arriveremo a nuove ed interessanti prospettive per la riduzione del rischio cardio-vascolare nei pazienti obesi con diabete mellito di tipo 2".

Quant’è il rischio cardiovascolare per i pazienti obesi con diabete mellito di tipo 2?

"Il soggetto obeso presenta un maggiore rischio di sviluppare altri disturbi di salute, soprattutto a carico dell’omeostasi glico-metabolica e cardiovascolare. Si stima che il 44% dei casi di diabete mellito tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori siano attribuibili all’obesità e al sovrappeso. Il nesso fisiopatologico che lega l’obesità alle malattie cardio-metaboliche appare in gran parte riconducibile non tanto al grado di eccesso quantitativo della massa grassa, quanto al livello di alterata funzione (o dis-funzione) del tessuto adiposo. Un organo adiposo ben funzionante rappresenta la premessa fisiologica per il mantenimento dell’equilibrio glicemico e per la prevenzione cadio-vascolare".

Ci descriva il quadro epidemiologico dell’obesità e del sovrappeso.

"In primis parliamo di obesità quanto l’indice di massa corporea o BMI - ovvero rapporto tra peso in kg diviso il quadrato dell’altezza in metri è ≥30 kg/m2 e di sovrappeso quando l’indice BMI è 25-29.9 kg/m2.

Secondo le stime attuali (dato del 2020) riferite ai 161 paesi presenti in “The Economic Impact of Overweight & Obesity in 2020 and 2060” (World Obesity Federation & RTI International, 2022) quasi 1 miliardo di persone vive con l'obesità (cioè una persona su sette), e saranno 1,9 miliardi nel 2035 (quasi una su quattro), di cui 1,5 miliardi adulti e quasi 400 milioni bambini (cioè 1 bambino su 5).

Secondo i dati del 4th Italian Barometer Obesity Report, presentato lo scorso 29 novembre, in Italia sono 6 milioni le persone con obesità, circa il 12% della popolazione adulta. Inoltre, le persone in sovrappeso sono più di 25 milioni, ovvero più del 46% degli adulti (oltre 23 milioni di persone), ed il 26,3% tra bambini e adolescenti di 3-17 anni (2 milioni e 200 mila persone).

A livello territoriale emergono significative differenze di prevalenza: esiste infatti un gradiente territoriale che vede una maggiore diffusione dell’eccesso di peso e dell’obesità nel Meridione del paese. La quota di popolazione adulta in sovrappeso nel 2021 varia dal 39,8% del Nord-Ovest al 43,0% circa nel Nord-Est e al Centro, sale al 47,0% nelle Isole e al 51,5% del Sud (tassi standardizzati). Per l’obesità si osserva una maggiore variabilità territoriale, con il valore minimo per gli uomini adulti nella Provincia autonoma di Trento (9,5%) e per le donne adulte in Umbria (7,8%), mentre i valori massimi si registrano rispettivamente in Molise (16,9%) e in Basilicata (14,0%).

La prevalenza di obesità e sovrappeso in Umbria (fonte ISTAT 2011-2021) rispecchia globalmente quella dell’Italia. In Umbria si stima infatti che fra gli adulti di età compresa tra i 18-69 anni circa il 32% presenti una condizione di sovrappeso mentre il 12% della popolazione sia affetto da obesità (Figura 1 e Figura 2) con differenze di genere che, per tale indicatore, sono pari ad 11,8% negli uomini e 7,8% nelle donne".

 

Figura 1

 

 Figura 2

 

 

  Figura 3



Rispetto alle precedenti rilevazioni nella nostra Regione la prevalenza di sovrappeso ed obesità nella popolazione adulta si è mantenuta stabile nel tempo.



Sempre in Umbria, per i bambini ed i ragazzi di età compresa tra i 3 ed i 17 anni complessivamente il 30,4% presenta un eccesso ponderale. Se riportiamo la prevalenza di sovrappeso e obesità riscontrata in questa indagine a tutto il gruppo di bambini di età 6-11 anni, il numero di bambini sovrappeso e obesi nella Regione sarebbe pari a 14.406, di cui obesi 3.405.

Figura 4

 


Rispetto alle precedenti rilevazioni, tuttavia, in Umbria si assiste ad una tendenza alla diminuzione della prevalenza di bambini obesi. 


Figura 5


Contenuto inserito il 13-12-2023, aggiornato al 13-12-2023

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