Il punto con il dottor Claudio Cavallini, direttore di Cardiologia
Il caldo intenso che sta caratterizzando queste giornate estive rappresenta una condizione di stress rilevante per l’apparato cardiocircolatorio, tanto da poter incidere negativamente su chi soffre di patologie cardiovascolari. “Nei pazienti ipertesi, ad esempio, c’è spesso una riduzione della pressione arteriosa e questo può richiedere un aggiustamento delle dosi dei farmaci ipertensivi che non deve essere fatta in maniera autonoma dal paziente, ma consultando il proprio medico di fiducia – spiega il dottor Claudio Cavallini, direttore del Dipartimento cardio-toraco-vascolare e della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – Anche la condizione del paziente con scompenso cardiaco può peggiorare con temperature elevate a causa della vasodilatazione provocata dal caldo e del calo della pressione. Attenzione all’introduzione di liquidi, assolutamente raccomandata, ma non eccessiva in un paziente con scompenso cardiaco”.
Come affrontare, dunque, il caldo record con problemi cardiovascolari? “Privilegiare le uscite nelle prime ore della mattina, vivere in ambienti arieggiati, apportare liquidi, fare attenzione al peso corporeo e consumare alimenti leggeri, senza dimenticare frutta e verdura”.
Non solo caldo “Esistono alcuni fattori importanti che concorrono allo sviluppo delle patologie cardiocircolatorie, come l’ipertensione arteriosa, l’aumento dei valori del colesterolo ‘cattivo’ (ipercolesterolemia), l’obesità e il diabete mellito, ecco perché è importante la prevenzione. Le condizioni abitudinarie come il fumo o l’inattività, rappresentano altri importantissimi fattori di rischio cardiovascolare. Un’ assunzione di alimenti ad alto contenuto di colesterolo, ad esempio, ha un impatto negativo sulla salute e a tutti i pazienti cardiopatici ne consigliamo un uso molto moderato. Anche il consumo abituale di cibi ad alto contenuto di zuccheri aumenta il peso e peggiora il metabolismo glucidico. La vita sedentaria è un’altra condizione particolarmente sfavorevole per lo sviluppo di malattie cardiovascolari: è dunque importante svolgere attività fisica moderata (evitando sforzi fisici estremi) ma continua, ed evitare il fumo di sigaretta. Negli ultimi anni, a causa di un maggior utilizzo del fumo da parte delle donne, stiamo assistendo ad un aumento di malattie cardiovascolari e coronariche, solitamente in passato meno colpite, rispetto agli uomini, da questo tipo di patologie”.
In Umbria circa il 17/18% della popolazione presenta ipertensione arteriosa, una condizione rara sotto i 40 anni, ma che può arrivare al 30/40% della popolazione dopo i 55 anni. Un dato in linea con la media nazionale, come sottolinea il dottor Cavallini: “La patologia coronarica è invece più frequente in Umbria, dal momento che colpisce in prevalenza la popolazione anziana che, nella nostra regione, è leggermente superiore rispetto al resto d’Italia. Altre patologie frequenti sono lo scompenso cardiaco cronico, una condizione che si verifica e si osserva con una prevalenza di anziani (sopra gli 80 anni può raggiungere il 20%) e la fibrillazione atriale, una aritmia che trae origine dagli atri e che si riscontra mediamente in circa 15/16mila persone l’anno”.
La Rete regionale per l’infarto acuto “L’infarto miocardico acuto, il cosiddetto attacco cardiaco, è una patologia tempo dipendente in quanto richiede un trattamento tempestivo e precoce per evitare conseguenze severe– spiega il direttore di Cardiologia – soprattutto per l’infarto STEMI (ST segment elevation myocardial infarction), il più grave. In Umbria è stata approntata da tempo un’organizzazione regionale in cui sono coinvolti gli Ospedali del territorio, il 118 e i Centri di alta specializzazione cardiologica degli ospedali Perugia, Terni e Foligno in grado di trattare questi infarti in maniera tempestiva applicando la disostruzione meccanica della coronaria occlusa attraverso stent coronarici. Sono oltre 600 gli interventi di riperfusione meccanica eseguiti ogni anno in Umbria, di cui più della metà presso il nostro Centro. L’obiettivo della rete regionale per l’infarto acuto è quello di consentire a tutti i pazienti di poter ottenere il miglior trattamento di riperfusione meccanica a prescindere dal luogo dove si verifichi l’attacco cardiaco. Si tratta di un’organizzazione in cui tutte le strutture ospedaliere sono collegate in rete: le ambulanze, grazie ai sistemi di telemedicina, inviano in tempo reale i risultati dell’elettrocardiogramma e possono assicurare l’immediato trasferimento del paziente, in caso di diagnosi di infarto, presso i Centri specializzati come il nostro”.
La Struttura Complessa di Cardiologica dispone anche dell’UTIC, l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica per la gestione dei pazienti critici. “Nel passato era dedicata al ricovero dei pazienti con infarto acuto e si chiamava Unità di Terapia Intensiva Coronarica. Ora – spiega Cavallini - vi afferiscono anche pazienti con scompenso acuto grave e refrattario, con shock cardiogeno provocato da varie patologie e pazienti che presentano aritmie gravi tali da comprometterne la vita. Qui vi opera personale sanitario altamente specializzato, da quello infermieristico dedicato all’assistenza a quello medico con capacità di gestire i pazienti più critici che necessitano di trattamento intensivo”.
La collaborazione con la Neonatologia per la diagnosi e la cura delle cardiopatie congenite. “Abbiamo un ambulatorio dedicato per questo tipo di patologie, in collaborazione con la Struttura Complessa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale diretta dalla dottoressa Stefania Troiani – conclude il dottor Cavallini - Vi accede personale di entrambe le Strutture e svolge attività di diagnosi ambulatoriale ecocardiografica delle patologie congenite dal periodo neonatale all’adolescenza, fino all’età adulta. Grazie alla preparazione del personale, alcune patologie congenite vengono trattate per via percutanea (in maniera mininvasiva), come il difetto del setto interatriale, il difetto del setto interventricolare, la pervietà del dotto di Botallo e il Forame ovale”.