Azienda Ospedaliera di Perugia

La disidratazione nel paziente anziano e la cura delle patologie croniche

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Il punto con la Prof.ssa Patrizia Mecocci nella nostra rubrica di agosto

Stati di agitazione, aggressività, stanchezza, sonnolenza: sono solo alcuni degli effetti negativi provocati da una scarsa idratazione nelle persone anziane, specialmente con il protrarsi del caldo intenso di questo periodo estivo. Ma in che modo e perché le alte temperature incidono sulla popolazione anziana? Quali sono i sintomi più comuni? Ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Patrizia Mecocci, Direttore della Struttura Complessa di Geriatria dell’Azienda Ospedaliera di Perugia e Ordinario di Gerontologia e Geriatria presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Perugia.

“Il caldo incide in maniera importante sullo stato di salute degli anziani in quanto, a differenza dei giovani, rischiano di perdere acqua più facilmente – spiega la Prof.ssa Mecocci – Hanno, inoltre, poca resistenza a qualunque tipo di stress (come le alte temperature) e una ridotta sensibilità alla sete”.

La mancanza di stimolo alla sete provoca, soprattutto con il caldo, il rischio di incorrere nella disidratazione: “È una condizione che può complicare alcune patologie come quelle respiratorie e cardiovascolari. Altri tipi di patologie possono invece rappresentare un ostacolo all’idratazione: l’anziano che ha difficoltà nei movimenti o che soffre di incontinenza urinaria, tende a bere di meno e questo può rappresentare un serio rischio per la sua salute – sottolinea Mecocci - La disidratazione può provocare stati di agitazione e aggressività legata non solo alla perdita di acqua ma anche agli squilibri di elettroliti -come magnesio, sodio, potassio- che controllano varie funzioni dell’organismo, tra cui quelle cerebrali”.

Quali sono, quindi, i comportamenti da adottare per evitare gli effetti negativi del caldo sul paziente anziano?

“La corretta idratazione è fondamentale e deve rappresentare parte integrante della terapia. Ci sono anziani che rifiutano l’acqua perché, ad esempio, non ne percepiscono il gusto. La soluzione è semplice: basta renderla più appetibile aggiungendo nel bicchiere un po’ di succo di frutta o alternando l’acqua con il thè deteinato senza zucchero, tisane fredde, frullati di frutta e centrifugati di verdure che integrano anche i sali minerali e le vitamine.  Altrettanto importante è facilitare l’accesso ai liquidi da parte dell’anziano, posizionando bicchieri (otto - dieci al giorno) o bottigliette vicino a loro”. 

Le patologie croniche nell’anziano Obiettivo primario della Geriatria in ambito ospedaliero è offrire l’assistenza più appropriata a persone anziane con patologia acuta o cronica in fase di riacutizzazione, spesso “fragili” per la presenza di molte malattie e disabilità.

Le infezioni alle vie urinarie e quelle polmonari legate a disturbi di deglutizione come le polmoniti ab ingestis (infiammazione dei polmoni causata dall'ingresso di sostanze estranee nell'albero broncopolmonare), sono le patologie acute più frequenti nell’anziano, mentre quelle croniche riacutizzate, maggiormente riscontrabili nei pazienti, sono lo scompenso cardiaco e le patologie respiratorie come bronchiti o demenze. “Il nostro obiettivo, come medici geriatri, non è solo la cura della patologia, ma il mantenimento dell’autosufficienza dei nostri pazienti. Ecco perché, per una Struttura come la nostra, è importante lavorare insieme ad altri professioni come il fisioterapista e lo psicologo, oltra naturalmente agli infermieri e agli OSS”.  

La metodologia di lavoro propria della Geriatria è infatti quella della Valutazione Multi-Dimensionale Geriatrica (VMDG) con cui “anziché valutare cosa non sia più in grado di fare, dobbiamo capire le potenzialità del paziente su cui focalizzarci per cercare di garantirgli la massima autosufficienza. Il nostro è un approccio a 360 gradi e la valutazione non è solo dal punto di vista fisico o cognitivo, ma psicoaffettivo e sociale. Dobbiamo chiederci – continua la Prof.ssa Mecocci - cosa il paziente sia in grado di fare da solo e da lì lavorare per mantenere la sua autonomia, cercando di capire, al contempo, come possano essere tamponabili le altre situazioni non più gestibili autonomamente. Ricordiamoci che mantenere la propria autosufficienza significa, per un anziano, continuare ad avere stima di sé. Partendo da questi presupposti è stata anche creata, in collaborazione con la Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia, l’attività dell’Ortogeriatria, che comporta la condivisione di modalità di cura e gestione per il trattamento dell’anziano con frattura di femore”.

“Inoltre la nostra struttura” conclude la Prof.ssa Mecocci “da molti anni collabora con centri internazionali per la prevenzione e la cura, anche con modalità tecnologiche avanzate e con terapie innovative, di malattie particolarmente disabilitanti come le demenze ed i disturbi cognitivi dell’anziano”.

Contenuto inserito il 18-08-2022, aggiornato al 18-08-2022

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