"E’ un ringraziamento doveroso, una specie di imperativo morale".
E’ un ringraziamento doveroso, una specie di imperativo morale.
Da subito, dal primo istante in cui ho riaperto gli occhi dopo la sedazione profonda, in barella, ancora stordita dagli effetti dell’anestesia, ho sentito il bisogno di dire grazie.
E grazie è stata la prima parola che ho pronunciato fuori dalla sala operatoria. Davanti a me c’era la dottoressa Donata Delli Ponti, che mi ha operato, e che subito mi ha rassicurato sull’esito dell’intervento. “E’ andato tutto bene”, ha detto. “Grazie”, le ho risposto.
E il grazie era più di una formula di cortesia. Era tutto ciò che un paziente, inerme di fronte all’oscurità della malattia, può dire a chi si occupa di lui, del suo stato, che è uno stato di necessità totale, in cui di nulla ha bisogno se non del tutto della salute.
Alla dottoressa Delli Ponti, che mi ha operato e alla sua équipe straordinaria rinnovo il mio grazie. Grazie per la competenza nell’esecuzione dell’intervento, per la serietà senza cedimenti, per l’umanità e la comprensione, per la perfetta sintesi tra perizia tecnica e vicinanza emotiva.
Non era scontato trovarla immediatamente lì, dottoressa. A parlarmi, subito. Esserci è il regalo più grande. A lei mi sono affidata, prima di chiudere gli occhi, sopraffatta dall’anestesia, e lei ho ritrovato quando li ho riaperti. E’ tornata due ore dopo, in reparto. Ero felicissima di rivederla, di parlarle. Mi ha dato tutte le indicazione necessarie, tutte le informazioni (le tante informazioni) che ho richiesto, e poi è andata via.
E questo, questo fare il proprio dovere (che in ambito medico è certamente più di un dovere) e poi allontanarsi, come se niente di speciale fosse accaduto (ed invece si è rinnovato un miracolo), è ciò che mi sorprende di più della sanità pubblica. In una società abituata a logiche utilitaristiche per cui ad ogni prestazione corrisponde una remunerazione, tanto più sostanziosa quanto più l’impegno è gravoso, non riusciamo a sostenere l’idea della gratuità del dono.
Perché è innegabile che il personale sanitario delle strutture pubbliche dia molto di più di quel che riceve.
Si ripete un prodigio, tutti i giorni, come fosse la normalità, come fosse ordinaria amministrazione, ed invece è una costante conferma di eccezionalità.
Grazie, dunque. A tutto il reparto della Clinica Ginecologica dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, diretto dal professor Sandro Gerli. Grazie alla dottoressa Donata Delli Ponti, all’anestesista Andrea Trotta, all’infermiere Alberto Calascione, allo specializzando Giacomo Cagnoli.
A voi va il mio grazie sentito e un inestinguibile debito di riconoscenza.
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